Enzo Tartamella – Trapani

Vito Stabile è un artista del Sud. Lo svelano i blu del mare, i gialli del sole, il celeste del cielo e i rossi rubati ai tramonti di Sicilia. Il carattere artistico e umano di Stabile viene fuori dai soggetti delle sue tele. Un excursus che attraversa le epoche delle denunce, le violenze operate sulla natura, la sopraffazione dei più deboli, la devozione sublime verso la fede. Sono autobiografici i suoi dipinti e rivelano le sofferenze e il rifiuto dell’indifferenza delle persone verso chi soffre, con la voglia di “minacciare” chi queste sofferenze provoca. Ma Stabile non si lascia prendere la mano e non contrappone violenza a violenza, perciò si ferma indignato sulla soglia della denuncia e non accetta compromessi con il potere, in tutte le forme in cui si presenta anche quelle dell’adulazione, che vorrebbe arruolare il pennello dell’artista al proprio servizio. Racconta se stesso, dunque, e racconta anche quello che vive e quello che gli altri attorno a lui vivono. Basta cercare nelle rughe dei volti dei suoi ritratti, nei paesaggi del Sud, nei volti dei bambini che rappresenta e nelle scene di lavoro e di vita che si dipanano davanti agli occhi di tutti, ma che in tanti spesso si rifiutano di vedere.
Sì, c’è una maniera guttusiana nelle sue trasposizioni pittoriche; Vito di Guttuso ha subìto la profondità e la volontà di non nascondere alcuna verità. Alla sua maniera ha scelto di non sottomettersi senza per questo dichiararsi martire di alcuno e nobilitandosi con il lavoro e la vocazione per l’arte.
La pittura, la poesia, la musica sono nel DNA di Vito Stabile come costante della memoria. Sono i suoi dipinti carichi di sicilianità ma non di sicilitudine, intrisi di Meridione che lo hanno reso più umano e più positivamente mediterraneo.